Roma, 14/05/2010 – Continuano le proteste e le richieste per il settore del bingo, che langue ormai da anni: “Abbiamo chiesto ad AAMS un partitario per il Bingo, ma non c’è ancora un numerario di riferimento – afferma Salvatore Barbieri, presidente di Ascob, l’Associazione Concessionari del Bingo – è un settore assurdo gravato da oneri altissimi, un proprietario paga 56mila euro solo per avere una fideiussione anticipata”.
E prosegue la pressione martellante di Ascob sulla questione “fideiussioni” alla ricerca di un compromesso possibile che non soffochi i concessionari delle sale sempre meno numerosi, dopo la revoca dell’autorizzazione all’attività bancaria alla Banca Popolare di Garanzia, società cooperativa per azioni, con sede in Padova e la conseguente disposizione della procedura di liquidazione coatta amministrativa che mette a rischio l’apertura di ben 17 sale di bingo che qui avevano già pagato cifre tra le 45mila e 65mila euro per la fideiussione anticipata. Eppure il Sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, ribadisce che la fideiussione è “indispensabile alla concessione”, rispondendo all’interrogazione in materia di Bingo, presentata dall’onorevole del Pdl Antonino Germanà e solo determinate società finanziarie, quelle autorizzate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, possono rilasciarle.
“Nel momento in cui il legislatore coniò la fideiussione – continua Barbieri – le speranze per il settore erano alle stelle, poi le aspettative sono andate deluse ma il tetto fideiussorio non è mai variato; ora l’Amministrazione tenta di ovviare stabilendo che la fideiussione può coprire anche altre tipologie di gioco come l’online o l’interconnesso, ma chi non ha la rete come si regola?”. 516mila 456 euro e 89 centesimi: il pesante importo necessario per la fideiussione a favore di AAMS per una concessione di soli 6 anni. Indubbiamente elevato, perché “sovrastimato” il settore bingo agli esordi, cioè circa dieci anni fa, quando secondo le previsioni iniziali le sale sarebbero dovute essere almeno 800, mentre realmente furono date circa 420 concessioni e ad oggi ci troviamo con circa 230 concessioni rinnovate, principalmente a causa di questa cifra esorbitante.
Soprattutto nel periodo 2007-2009 abbiamo assistito ad una considerevole diminuzione, perché una volta scadute le prime concessione avviate nel 2001, solo poco più della metà sono state rinnovate e questo dato è incredibilmente significativo a sottolineare l’alta insoddisfazione degli imprenditori che parteciparono alla procedura di selezione per il rilascio della concessione. Si pensava, non si sa in base a quali stime, che 6 anni sarebbero bastati ad ammortizzare l’investimento necessario cui si sarebbe aggiunto un utile di impresa.
In realtà nel 2007 i concessionari si ritrovarono con una riduzione degli introiti, poiché l’incasso giornaliero medio per sala risultò inferiore alle aspettative, con alti costi di gestione e ulteriori spese straordinarie per adeguamenti richiesti dalle istituzioni, ad esempio quando fu emanata la legge antifumo nel 2003 che lasciò appena 90 giorni di tempo per adeguare le sale, col sogno del bingo interconnesso che, dopo circa cinque anni dal decreto, fatica a diventare realtà.
Serafina Cascitelli