Gioco patologico: l’online non influisce direttamente sui casi di ludopatie

 

Roma, 6 Luglio 2010 – I giocatori online, pur avendo una maggiore facilità di accesso ai giochi e una più ampia offerta, non sono più esposti al rischio di sviluppare ludopatie rispetto ai giocatori tradizionali. Contrariamente a quanto si è sempre pensato, via via che il gioco online si consolida si iniziano a sfatare miti, leggende metropolitane e infondate paure. Un primo dato importante che emerge dalla ricerca tra bwin e l’Harvard Medical School sui comportamenti di gioco di 48mila cittadini europei che giocano online, illustrata al convegno bwin e Gioco Digitale. E, cosa più importante, la presenza di giocatori “anomali” è più facilmente individuabile online. Le forme di limitazione previste dalle normative e direttamente dagli stessi provider possono inoltre bloccare situazioni di comportamento di gioco patologico.

Dalle indagini effettuate risulta che nessuno studio scientifico, basato su analisi empiriche, dimostra che il gioco online sia più a rischio di quello fisico. Il fatto che il gioco online sia sempre disponibile e accessibile non favorisce l’instaurarsi di una patologia: dal 2004 al 2008 la percentuale delle famiglie europee con accesso a internet di banda larga è aumentata dal 15% al 49%, quindi molte più persone potevano accedere al gioco online eppure la prevalenza di “gioco problematico” non è aumentata nello stesso periodo. E nonostante i diversi paesi Europei differiscano nella disponibilità di accesso a internet in banda larga, i tassi di prevalenza di giocatori problematici sono uniformi. La ricerca scientifica ha dimostrato che le persone sviluppano la capacità di gestire le opportunità di gioco del proprio contesto e quindi imparano ad affrontarle adeguatamente. Non esiste un rapporto diretto tra il numero di opportunità di gioco e la possibilità di sviluppare forme di gioco problematico. Nel web inoltre l’identità è solo apparentemente anonima, tutti abbiamo un nick, ma una persona può usare metodi di pagamento online solamente dopo l’identificazione dal payment provider. Allo stesso modo, non è legalmente possibile ottenere una carta di credito o un conto bancario con una identità falsa.

Anche l’Istituto di Ricerca Human Highway, con metodologie differenti, ha sfornato le sue cifre, riguardo il gioco online e non, a partire da un campione significativo della popolazione italiana tra i 18 e i 70 anni: 1534 casi validi da considerarsi rappresentativi dell’intera popolazione italiana. Confermato un dato sui cui nessuno poteva dubitare, cioè per la maggior parte dei giocatori preminente è la funzione ludica (46,9%, 18,6 milioni di individui); la porzione di popolazione che realmente può essere coinvolta in una situazione “ludopatica” rappresenta l’1,7% (cioè circa 673.000 individui). C’è poi tutta una gamma di “sfumature” di fette della popolazione che potrebbero essere definite a rischio. Si rivede in questa lettura dei dati anche l’associazione Saman che gestisce il servizio di consulenza SOS Gioco per i giocatori patologici e i familiari.

Innanzitutto emerge che il 66% della popolazione italiana maggiorenne dichiara di aver giocato con denaro almeno una volta, negli ultimi 3 mesi prima della rilevazione, ad almeno una tipologia di gioco tra poker, bingo, casinò, scommesse, lotterie istantanee, slot, utilizzando canali tradizionali/offline (in tabaccheria, ricevitoria, agenzie, con amici, al casinò, nelle sale da bingo etc) o attraverso internet (poker online, bingo online etc). Il 65,8% degli intervistati gioca: la quasi totalità dei giocatori online ha esperienza anche di gioco tradizionali (62,4%) perché la percentuale di giocatori solo online (3,4%) è minima nella popolazione. E la stragrande maggioranza dei giocatori (61%) si rivolge al massimo a tre tipologie di gioco con lo scopo di rilassarsi, tentare la sorte o mettersi alla prova. Per quanto riguarda la distribuzione dei giochi, nel settore offline vince il Gratta e Vinci: il 46,4% della popolazione italiana ha “grattato”, seguito dal Lotto (42,6%), dal Win for Life classico (quasi il 17%), mentre il 12,8% si è rivolto al poker live. Quasi l’11% ha scommesso in maniera tradizionale e ha giocato al Totocalcio offline il 10,5% del campione, mentre il 3,8% è andato a giocare in una sala bingo e il 3,1% ha giocato alle slot. Il 2,4% degli intervistati si è recato a giocare al casinò. Nel settore del web la maggior parte si è data alle scommesse (1,7%) e al poker (1,6%). Lo 0,4% e lo 0,3% ha preferito invece skill games e lotterie istantanee, mentre ha giocato a bingo online lo 0,2% della popolazione.

 Una volta condiviso il confine tra normalità, rischio e patologia, è possibile sviluppare modelli di trattamento delle ludopatie ed efficaci strategie di prevenzione, che, a dispetto di quanto si crede, sono più facili da applicare su vasta scala nel gioco online. Infatti nel web tutti i giocatori e i loro comportamenti possono essere tempestivamente monitorati e il sistema può reagire in tempo reale a comportamenti eccessivi, come ad esempio con l’utilizzo dello strumento dell’auto-limitazione, molto diffuso tra i provider di gioco. Sistemi questi oggettivi e non basati sulle paure di una famiglia o sulle percezioni del personale di una sala di gioco.

 

Serafina Cascitelli

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